Un bombardamento a Damasco colpisce un edificio adiacente all'ambasciata iraniana in Siria, diverse le vittime tra cui Mohammad Reza Zahedi, alto comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana coinvolto in operazioni militari in Siria e Libano. La stampa siriana e iraniana accusano Israele di essere dietro l'attacco mentre il portavoce del Ministro degli Esteri di Teheran non esclude una rappresaglia. Nello stato ebraico migliaia di persone scendono in piazza insieme alle famiglie degli ostaggi davanti alla Knesset chiedendo a gran voce le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu colpevole, a loro dire, di prolungare la guerra per fini politici personali. A pochi metri dalle proteste il Parlamento israeliano approva la legge che permetterà al Governo di chiudere emittenti straniere ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. Il leader del Likud, ancora in ospedale dove si trova ricoverato dopo un intervento chirurgico, fa sapere che l'emittente araba Al Jazeera sarà la prima a chiudere i battenti. Dentro Gaza l'Esercito israeliano si ritira dall'ospedale Al-Shifa dopo due settimane di operazioni militari, l'Esercito ha confermato che 200 persone sono state uccise accusate di essere affiliate a Hamas o jihad islamica e altre 500 arrestate. L'agenzia di stampa palestinese Wafa parla però di centinaia di cadaveri principalmente civili. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato la morte di 21 pazienti nella struttura.