Donald Trump ha una settimana di tempo per limare il suo discorso. Allora sapremo quale sarà la nuova politica americana verso l’Iran. Fonti del Pentagono e giornali anticipano la volontà del presidente Trump a rivedere l’accordo sul nucleare iraniano, firmato nell’estate del 2015 dal gruppo cosiddetto “Cinque più uno”: i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu con potere di veto (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina). Già in campagna elettorale la strada era aperta ad una revisione del testo, il peggior accordo che avesse mai visto. Così il candidato alla Casa Bianca si esprimeva sull’opportunità di far uscire l’Iran dall’isolamento economico delle sanzioni, senza che questo fosse garanzia di uno stop alle armi nucleari e una presa di distanza dal terrorismo di marca islamica, da sempre fonte di instabilità nell’area mediorientale. Entro il 15 ottobre Trump dovrà riferire al Congresso. L’accordo viene realmente rispettato dall’Iran oppure si stanno violando i principi condivisi? Ed è quest’ultima ipotesi, secondo il Washington Post, la più attesa, peraltro non condivisa appieno dal suo stesso Segretario alla Difesa Mattis. Dopo il suo discorso il Parlamento avrà 60 giorni per decidere se reimporre le sanzioni economiche annullate dall’accordo almeno sul fronte americano. Decisioni che potrebbero non includere gli altri Paesi firmatari orientati ad osservarlo. Tuttavia senza gli Stati Uniti potrebbe essere l’Iran a non trovare più interesse a rimanere della partita. La Russia ha già auspicato che Trump prenda una decisione equilibrata e fondata sulla realtà. “È molto importante ― sostiene il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov ― conservare l’accordo nella forma attuale, laddove la partecipazione degli Stati Uniti sarà un fattore significativo”.