Mancano gli ultimi 10 metri ma tutto potrebbe ancora succedere. Parola di Keith Kellogg. L'inviato degli Stati Uniti per l'Ucraina conferma: nel negoziato tra Washington e Kiev in corso a Miami, le parti sono vicine ad un accordo. Gli umori al tavolo, in cui si discute il piano di pace, sono variabili e tutto può succedere. Il nodo restano sempre i territori del Donbas e la tensione per questo è altissima. Ma Kellogg, vecchia scuola diplomatica, ricorda: ci sono 2 milioni di vittime da entrambi i lati, l'accordo è davvero vicino. Solo il Donbas e la centrale di Zaporižžja sono rimaste in sospeso. Un ottimismo che però non trova riscontro a Mosca. Sono necessari cambiamenti seri e radicali, dice Jurij Ušakov, consigliere di Vladimir Putin per la politica estera. Intanto Zelensky vola a Londra per vedere il premier britannico Starmer, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Merz. Tappa chiave per definire il peso dell'Europa sul negoziato. Proprio mentre da Doha Donald Trump jr., il figlio maggiore del presidente, non usa mezzi termini: basta con assegni americani in bianco, avverte Trump jr., che paventa un ritiro totale, anche militare. Tutto, mentre le notizie dal fronte si fanno sempre più drammatiche e luttuose. Mosca ha decisamente alzato il livello d'attacco e le conseguenze sui civili si fanno sentire. Migliaia di ucraini, quando non sono coinvolti direttamente nelle esplosioni delle loro case, sono rimasti senza elettricità, senza gas e riscaldamento. .























