Non basta l'impegno dei governi di mezzo mondo a promuovere le fonti energetiche alternative al petrolio. Non bastano gli sforzi. Non sono sufficienti le azioni adottate per rispettare gli impegni presi a Parigi nel 2015. L'allarme arriva dall'Agenzia internazionale per l'energia, che nell'ultimo rapporto annuale presentato a Parigi avverte “rischiamo la catastrofe planetaria”. Il direttore esecutivo dell'AIE denuncia la profonda disparità fra le parole e le azioni contro il cambiamento climatico. La crescita delle energie rinnovabili accelererà nei prossimi decenni, ma il rischio ormai è che possa non essere sufficiente a compensare le emissioni del settore energetico prima del 2040. Per essere in linea con gli obiettivi di Parigi, mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 gradi centigradi in più rispetto ai livelli preindustriali, occorrono enormi sforzi per spingere l'efficienza energetica, le energie rinnovabili e le altre tecnologie di energia pulita. Siamo ancora troppo dipendenti dal greggio. La domanda globale di petrolio non è calata, anzi, e si stabilizzerà intorno al 2030, fra 10 anni. Solo per allora si prevede che le auto verdi ed elettriche metteranno fine a una crescita che ha dominato l'ultimo secolo. Secondo l'AIE le emissioni sono in corsa per continuare ad aumentare di circa 100 milioni di tonnellate l'anno per almeno i prossimi vent'anni, secondo le attuali politiche. Si tratta di una velocità decisamente minore rispetto a quella registrata nei decenni precedenti, ma comunque non sufficiente a quella necessaria per centrare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Se l'Occidente, e l'Europa in particolare, sta facendo il possibile per scongiurare il peggio, i paesi dell'Est, Cina ed India in testa, stanno accelerando immancabilmente il disastro. Thailandia e Malesia, ma anche Indonesia, Vietnam e Cambogia, si prevede, copriranno la sempre crescente domanda energetica prevalentemente con le fonti fossili, anziché con energia pulita, e il gioco è fatto.