Da 5 a 20 anni di carcere, tanto rischia l'ex Presidente americano Trump se dovesse essere incriminato, e poi condannato, per l'assalto al Campidoglio. La lettera che gli ha notificato le indagini a suo carico fa infatti riferimento ad almeno tre diverse fattispecie di reato. La deprivazione di diritti, le pressioni su testimoni e la cospirazione ai danni degli Stati Uniti. Entro la fine di giovedì, Trump ha la facoltà di presentarsi al Grand Jury e controbattere. Diversamente, l'inchiesta andrà comunque avanti, e il principale candidato repubblicano alle prossime presidenziali, potrà essere incriminato formalmente per la terza volta dopo il caso di pagamento in nero a una pornostar a New York, e quello per detenzione illegale di documenti classificati in Florida. Lui prova a buttarla in politica, e dice la Giustizia mi attacca perché sono in vantaggio nei sondaggi. Ma tutto si gioca sui tempi dei processi, e sulle interpretazioni di una situazione senza precedenti nella storia americana. Perché attorno a Trump si sta stringendo un quadro accusatorio sempre più ampio, e pure circostanziato. Le ultime conferme, che un tentativo di sovvertire il risultato elettorale del 2020, ma da parte sua ci fu, arrivano dal Michigan, dove il Procuratore Generale ha incriminato 16 fedelissimi repubblicani che si erano autocertificati legittimi Grandi Elettori per quello Stato, vinto però dal candidato democratico.