America il mondo intero ti guarda, in questo slogan urlato in una delle innumerevoli piazze in cui migliaia di manifestanti nel mondo fanno sfilare proprio sdegno dopo il caso Floyd che c'è tutto il senso di quel che accade fuori dai confini d'America. Un'America oggi sorvegliata speciale dell'opinione pubblica, dei giovani, cui Barack Obama ha rivolto il suo grazie per un movimento globale che proprio da loro trae forza e vigore, un'America in cui non si può e non si deve far finta di non vedere. C'è una ragione per cui ho lasciato gli Stati Uniti, dice questo ragazzo, e la ragione è il silenzio, se le persone non parlano di un problema quel problema smette di esistere e non deve più essere così. Da Parigi a Londra, da Berlino a Roma passando per Seul e Tokyo la piazza per black lives matter è un'unica piazza, gli slogan, i cori urlati in lingue diverse, contengono tutti lo stesso messaggio, in Asia, Australia, Europa, silenzio uguale violenza, voglio respirare. Se non sei arrabbiato non stai prestando attenzione. La scritta black lives matter in nome di Floyd, scandito da una comunità globale, diventano promessa e impegno a sconfiggere ovunque discriminazioni e violenze. L'America parla, ma tutto il mondo si risveglia, perché non è un problema solo americano, la brutalità della polizia. Il razzismo è un problema anche nostro dice questa donna in piazza a Tokyo, è ora di bruciare il razzismo istituzionale, risuona da un megafono tra la folla davanti al Palazzo del Parlamento inglese a Londra, giustizia per tutti, grida questo corteo che sfila per le strade di Parigi, dove i manifestanti sono stati bloccati a poche decine di metri dall'ambasciata americana a Place della Concorde da uno schieramento di polizia. Nessuna giustizia, nessuna pace, grida invece la piazza a Berlino. George Floyd Rest In Peace, Coreans for black lives matter sui cartelli per le strade di Seul, dove i manifestanti si sono riuniti per il secondo giorno consecutivo, indossando maschere e camicie nere e sfilando scortati dalla polizia.