Evo Morales si è dimesso, ma non ha lasciato la Bolivia. Anzi, ha dichiarato di non aver nessun motivo per dover scappare. Quello che sembrava uno dei capi di Stato di maggior successo in America latina si è visto costretto alle dimissioni per via della crescente pressione dell'opposizione interna, formata da partiti tradizionali e comitati civici e infine per la richiesta dei vertici delle forze armate e della polizia che gli hanno chiesto di abbandonare l'incarico per il bene del Paese. Stando a quanto lo stesso Morales ha dichiarato la sua intenzione è quella di restare nel Dipartimento di Cochabamba, dove si era già recato prima di comunicare le sue dimissioni. Intanto Luis Fernando Camacho, il leader del movimento dei comitati civici, ha confermato che esiste un ordine di cattura per Morales, ma poco dopo il capo della polizia ha smentito che esista questo mandato di cattura per il Presidente boliviano. Intanto Morales ha scritto su Twitter che nei suoi confronti il mandato è illegale e che due gruppi violenti hanno già attaccato la sua casa. Non si sono fatte aspettare le reazioni del resto dell'America latina, con il Cile che ha espresso preoccupazione per l'interruzione del processo elettorale in Bolivia e auspica una soluzione pacifica. Il Venezuela di Nicolás Maduro, che parla di colpo di Stato dell'ala destra dell'opposizione, il Nicaragua, che ha fortemente condannato il colpo di stato boliviano e il Brasile, con Bolsonaro che dice che non c'è stato nessun golpe in Bolivia, mentre l'ex Presidente Lula da Silva ha denunciato come il compagno Evo Morales sia stato obbligato a rinunciare al suo mandato.