È una curva impazzita: il Brasile raggiunge il numero massimo di vittime, 1972 in 24 ore dall'inizio della pandemia. Il Paese sudamericano vive il suo periodo più difficile, con 70764 positivi in un solo giorno, con cifre complessive inferiori solo a quelle degli USA. A Rio de Janeiro l' 80% delle terapie intensive è occupato e il sistema sanitario è al collasso. Il Partito Democratico laburista brasiliano ha chiesto l'interdizione del Presidente Bolsonaro per incapacità mentale per aver messo a repentaglio la salute dei cittadini durante la pandemia. Un altro allarme arriva dal premier palestinese: le terapie intensiva hanno superato il 100% della loro capacità. Contagi e vittime crescono ogni giorno vertiginosamente. Le strade deserte rievocano i momenti del lockdown più rigido. Oltre il confine, scenari agli antipodi: Israele ha riaperto i ristoranti, il 53% della popolazione è stata vaccinata, al 38 è già stata somministrata la seconda dose di Pfizer. Il premier Netanyahu ha annunciato che entro qualche settimana la campagna vaccinale sarà completata con un green pass gli immuni potranno accedere alle attività ricreative. Il certificato digitale di salute per i viaggiatori internazionali, lanciato dalla Cina, è uno dei segnali di ritorno alla normalità, un passaporto sanitario facoltativo con i dati sui test sierologici e vaccinali. Nell'Europa alle prese con le varianti, sui vaccini monta la polemica: "bisogna produrre più velocemente, l'Europa non è abbastanza efficace". Questo il messaggio dell'OCSE e così i decessi per coronavirus nel mondo hanno superato la soglia dei 2,6 milioni secondo il conteggio della John Hopkins University.