Una densa coltre di fumo circonda la periferia di Spalato. Alcuni centri commerciali sono stati evacuati, mentre le fiamme hanno iniziato a divorare una enorme discarica per rifiuti. Ora si teme una catastrofe ecologica. Molti quartieri sono senza energia elettrica, i roghi sono stati alimentati dal forte vento di bora che ostacola al tempo stesso l’azione di spegnimento dei canadair. L’emergenza di queste ore non riguarda solamente la città, famosa per il palazzo nel quale l’imperatore Diocleziano si ritirò dopo aver abdicato. Decine di vasti incendi con centinaia di focolai stanno devastando ettari di bosco e vegetazione mediterranea lungo la costa orientale dell’Adriatico tra Croazia, Montenegro e Bosnia Erzegovina. In un villaggio sulle colline tra Sebenico e Spalato, dove le fiamme hanno divorato le case, un anziano è morto, probabilmente d’infarto provocato dalla paura e dallo stress. Turisti evacuati nell’isola di Hvar, ma anche in Montenegro, dove gli incendi hanno minacciato una località di villeggiatura sulla costa. Appena un mese fa bruciavano Spagna e Portogallo. Quest’ultimo interessato dal più devastante rogo della sua storia. In Francia è allerta da diversi giorni. È un’estate calda e secca, questa del 2017, condizioni favorevoli per lo svilupparsi di incendi, ma quasi mai si tratta di fenomeni autonomi. Solo nel 5% dei casi i vigili del fuoco si trovano a fronteggiare eventi nati da autocombustione. In tutti gli altri casi c’è sempre la mano dell’uomo, per volontà o distrazione. Dall’altra parte dell’oceano, in Canada, è emergenza: 40.000 persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni nella provincia della Colombia Britannica, dove sono 160 gli incendi da domare. Evacuata l’intera città di Williams Lake, 10.000 abitanti. Il Governo federale ha deciso di inviare anche l’esercito per far fronte alla situazione.