La mia proposta piace a tutti, assicura Trump. Ma in realtà l'idea di una striscia di Gaza sotto controllo americano dopo il trasferimento forzato dei cittadini palestinesi raccoglie soprattutto reazioni che vanno dal gelo allo sdegno. Frena persino l'ambasciatore israeliano all'ONU, secondo il quale servirebbe il consenso dei gazawi. I democratici protestano e i leader europei ribadiscono che l'unica soluzione è quella dei due stati. Mentre in molti temono che il piano Trump possa alzare la tensione in un luogo dove è già storicamente alta. Anche a voler mettere da parte le remore morali, la proposta del presidente sembra irrealizzabile o quasi. Dal punto di vista logistico sarebbe un incubo. Il piano, inoltre, richiederebbe una valanga di soldi e a quanto pare non saranno gli Stati Uniti a sborsarli. Il premier israeliano incontra il capo del Pentagono proprio mentre la proposta di Trump lascia immaginare un ingente spiegamento di forze militari americane in Medio Oriente. Un dato che spazza via oltre otto anni di impegno trumpiano per il ritiro da qualsiasi teatro di guerra. La Casa Bianca in realtà ha chiarito che il presidente non si è ancora impegnato nell'invio di soldati e in questo caso il termine che conta è "ancora". Da dove arriva l'idea di Trump? I collaboratori parlano di riflessioni durate mesi, ma sembra di capire che questa ricostruzione sia il frutto di un malinteso voluto o meno. Da giorni Trump parlava di un ricollocamento dei palestinesi in altri Paesi, ma l'idea della riviera del Medio Oriente made in USA sarebbe ben più fresca. Il segretario di stato Rubio, così come la Casa Bianca, si affrettano a specificare che il ricollocamento dei palestinesi sarebbe temporaneo. Una correzione di tiro. Mentre Trump annuncia una visita in Israele, Gaza e Arabia Saudita. Il presidente è ottimista sulla normalizzazione tra lo Stato ebraico e Riad che a sentire i sauditi però adesso è più lontana che mai. .