Mentre nel resto del mondo si sono rinviate o si pensa di farlo, la Corea del Sud ha deciso oggi di effettuare comunque le elezioni politiche. Con un tasso di affluenza alle urne senza precedenti, milioni di cittadini si sono recati a votare, tra rigorose e, scrupolosamente, rispettate misure di sicurezza sanitaria per il rinnovo del Parlamento. Una scelta coraggiosa, se si pensa che la Corea fino a qualche settimana fa era, dopo la Cina, il secondo focolaio mondiale della pandemia e che nonostante i contagi siano, ormai, decisamente diminuiti nel Paese vi siano oltre 60.000 pazienti ricoverati con sintomi più o meno gravi, ma anche loro potranno votare. Il Governo ha organizzato seggi volanti, sia per strada che negli ospedali in totale sicurezza, sia per i votanti che per gli addetti al seggio. Guanti e mascherine obbligatori, distanza di almeno un metro dalla fila e cabine disinfettate ogni 5 elettori. “La Corea non ha mai rinunciato a votare”, ricorda in un editoriale il Quotidiano Chosun Ilbo “neanche durante la guerra, men che mai dobbiamo farlo ora, dopo aver riconquistato con tanta fatica, la nostra democrazia”. Circa 30 partiti hanno presentato propri candidati per eleggere 300 deputati. Ma il vero confronto sarà tra il Minju, il Partito Democratico del Presidente Moon Jae-in e il partito Conservatore che appare comunque in grande difficoltà. Se negli ultimi tempi, infatti, il difficile rapporto con il nord che ieri ha deciso di lanciare di nuovo alcuni missili balistici finiti senza danno in mare e la situazione economica gli avevano attirato alcune critiche, l'ordinata ed efficace gestione dell'emergenza virus, hanno ridato molta popolarità al Presidente Moon. I sondaggi danno il partito del Presidente saldamente in vantaggio, con percentuali che sfiorano il 50%. Particolarmente forte il consenso tra i giovani, soprattutto i diciottenni che per la prima volta possono votare.