Quando tutto sarà finito, rimarranno nella memoria tante immagini di questa emergenza epocale. Una è certamente questa: l'esodo biblico che continua da giorni in India, dove non appena è stato dichiarato il look down totale, centinaia di migliaia di lavoratori si sono messi in marcia per tornare ai loro villaggi, camminando anche per centinaia di chilometri. In Orissa, almeno 15.000 si sono messi in cammino, ma l'alta Corte ha imposto allo Stato di fermarli, rinchiudendoli nel 104 campi già allestiti. Intanto la Spagna piange le sue troppe vittime, migliaia, e le ricorda con un minuto di silenzio, mentre il numero dei contagi supera quello della Cina. La bandiera nazionale sventra tristemente a mezza asta su una Madrid spettrale e deserta. Una responsabile dell'emergenza Coronavirus aggiorna sui dati al posto del numero uno del team, risultato positivo, e annuncia che per fortuna c'è una flessione dei decessi. Il vuoto accomuna tanti Paesi, dalla Russia alla Svizzera, dove tutto si ferma, mentre gli aiuti cinesi raggiungono decine di Nazioni. Ovunque le misure restrittive vengano prolungate di altre due settimane. Mercoledì, annuncia il Cancelliere Cursi, in Austria, sarà obbligatorio indossare mascherina nei supermercati. Sorprende vedere che in Olanda, nel frattempo, non si ferma l'industria dei fiori e il business dei tulipani. Dall'altra parte del mondo, è invece la fame, l'altro volto dell'epidemia. Senza lavoro non si riesce più a comprare da mangiare. Il frigorifero di Mary Mamani residente in uno dei sobborghi poveri di La Paz, in Bolivia, è sempre più vuoto. “L'importante - dice disperata – è che mangi mio figlio”. Cuba intanto chiude le frontiere, ma le persone fanno fatica a rispettare la distanza sociale e si accalcano ancora nelle file, come accade anche in questo mercato messicano.