Secondo il Direttore dell'Ufficio Europa dell'OMS Kluge l'Europa sarebbe entrata in un periodo della pandemia paragonato ad un cessate il fuoco, con la prospettiva di una pace che dipende però da alcuni fattori che non possono venir meno, in primis i vaccini. A due anni dall'inizio della pandemia, dunque, per Kluge l'Europa potrebbe entrare in un lungo periodo di tranquillità. E non è una notizia da poco. L'allentamento delle misure in diversi Paesi, Italia in testa, del resto va in questa direzione. Il vaccino è la chiave, certo. E proprio di questo e delle eventuali future dosi discute l'Agenzia Europea del Farmaco EMA. È atteso proprio da qui il pronunciamento sulla somministrazione per i più piccoli, gli under 5, ma per ora non ci sarebbero abbastanza dati. Così come sull'utilità di un eventuale secondo booster. In attesa di averli, in tempi brevi si spera, è necessario guardarsi intorno e analizzare anche realtà ben lontane dalle nostre. Da più parti, per esempio, ci si chiede perché nella popolosa Africa che ha gestito la pandemia in modo molto diverso ma soprattutto con pochissimi vaccini a disposizione le cose non siano andate poi così male. Perché? Pochi vaccini e ancor meno lockdown. Sembra il manifesto perfetto per chi sostiene che la libera circolazione del virus sia la strategia migliore per affrontare la pandemia. C'è però una sensibile differenza secondo il Direttore Regionale dell'OMS per l'Africa, soprattutto rispetto a noi: l'età. Per esempio in Malawi l'età media dei colpiti è meno di 18 anni, in Italia sopra i 45, naturalmente in fase Omicron. Insomma, se ancora servisse ricordarlo, noi ne stiamo uscendo o almeno ci avviamo in quella direzione grazie ai vaccini.























