Aveva resistito alla Grande depressione, allo stop della produzione di auto durante la Seconda Guerra mondiale, e ai diversi shock petroliferi, ma ora di fronte alla crisi improvvisa e pesante, dovuta al coronavirus, Hertz il colosso americano dell'autonoleggio ha dichiarato bancarotta negli Stati Uniti e in Canada. Già lo scorso 21 Aprile la compagnia aveva annunciato un taglio da 10 mila posti di lavoro in Nordamerica, l'equivalente del 26% della sua forza lavoro totale, proprio per cercare di risparmiare viste le incertezze generate dalle misure per contenere la pandemia. Aveva messo 4000 dipendenti in congedo non retribuito, e tagliato il 90% degli acquisti di nuovi veicoli. Gli spostamenti su strada limitati al minimo e il traffico aereo ridotto hanno portato il mercato dell'autonoleggio al collasso. Dapprima la società ha chiesto la protezione del Capitolo 11, un dispositivo che prevede la riorganizzazione del business. Poi ha mancato il pagamento dei canoni di leasing della sua flotta di veicoli e infine ha fallito l'accordo con i creditori anche dopo che avevano esteso il termine per pagare al 22 Maggio. Hertz, nel dichiarare bancarotta, ha comunque espresso l'intenzione di rimanere attiva mentre ristruttura i propri debiti in modo da poter riemergere con una compagnia finanziariamente più sana. Nel ricorso al Capitolo 11 non sono infatti incluse le principali regioni internazionali dove opera l'autonoleggio, ovvero Europa, Australia e Nuova Zelanda.