Dobbiamo agire con la massima velocità ed efficacia. Solo in questo modo eviteremo una nuova emergenza senza violare la privacy di nessuno. Così Moon Jae-in il sempre più popolare presidente sudcoreano, che ha ritenuto di dover intervenire personalmente sulla vicenda dei nuovi contagi avvenuti durante lo scorso weekend a Itaewon, uno dei quartieri notturni di Seul. Le autorità stanno cercando di raggiungere oltre 10000 tra avventori, lavoratori e loro familiari e grazie alle app e ai sistemi di tracciamento già da tempo in vigore ne hanno già raggiunto oltre la metà. Le difficoltà iniziali, dovute al fatto che la maggior parte dei locali coinvolti è frequentata da gay e più in generale dalla clientela Lgbt, sembrano essere state risolte dopo che le autorità hanno garantito l'assoluta anonimita del tracciamento. In Corea la comunità Lgbt è molto numerosa, ma ancora sottoposta a numerose e talvolta violente discriminazioni. Per sottoporsi al test occorre da oggi solo dare un numero di telefono, senza bisogno di fornire il proprio nome e cognome o esibire un documento. A complicare le cose, tuttavia, è arrivata la notizia che almeno una decina di contagiati non aveva frequentato quei locali, ma si era semplicemente intrattenuta a cena nella zona.