Sembrava tutto pronto per le nozze dell'anno, invece questo matrimonio, quello fra FIAT Chrysler e Renault non sa più da fare. Dopo una giornata lunghissima di negoziati nel Consiglio d'amministrazione della casa francese la situazione è precipitata nella notte, quando FCA ha annunciato l'intenzione di ritirare la sua offerta di integrazione da 33 miliardi di euro, dato che, secondo il Lingotto, non esistono più le condizioni politiche per portare avanti questa fusione. Da Torino, dunque, si punta il dito direttamente contro il Governo di Parigi, che possiede il 15% di Renault e che sarebbe stato dirimente nelle esitazioni delle ultime 24 ore della casa francese. Sembrava infatti ormai tutto deciso e da giorni, da entrambe le parti, si sottolineavano i benefici di una tale operazione che avrebbe permesso di tagliare i costi, dando a FCA la possibilità di crescere grazie ai progressi tecnologici dei francesi sulle auto elettriche, francesi che da parte loro erano ansiosi di poter accedere grazie a Jeep e Ram, marchi di punta di FCA nel ricco mercato degli SUV. Considerando che nella nuova società la sua quota sarebbe scesa a poco più del 7%, il Governo di Parigi aveva chiesto contropartite importanti, a partire dalle garanzie occupazionali, passando per una quota di dividendi per gli azionisti di Renault, fino ad una poltrona nel CdA del nuovo gruppo, che doveva essere paritetico e composto da quattro membri. A John Elkann, sarebbe spettata la presidenza, mentre l'amministratore delegato doveva essere l'attuale numero uno di Renault, Jean-Dominique Senard. Una situazione apparentemente in cui tutti sarebbero stati vincitori, ma forse non si sono fatti i conti con il terzo incomodo, la giapponese Nissan, che è partner di Renault e che temeva che nel caso di una fusione con FCA il suo peso sarebbe notevolmente stato ridimensionato. Non a caso i rappresentanti della casa giapponese si sono astenuti nel voto sull'accordo e il governo francese, di conseguenza, ha chiesto il rinvio della decisione finale. Troppe esitazioni, secondo FIAT Chrysler, che ha quindi preferito sfilarsi dalla partita, facendo crollare ogni possibilità di intesa. Un colpo di scena di cui ora FCA e Renault si preparano a subire le conseguenze sui mercati.