"A Gaza è in atto un'emergenza umanitaria ed è per questo che chiedo l'immediato cessate il fuoco". A parlare è il Presidente americano Biden da un college della Georgia, mentre il suo consigliere per la Sicurezza Nazionale Sullivan, è in Israele a colloquio con Netanyahu. Ma se la Casa Bianca spinge con sempre maggior forza per una tregua, le notizie che arrivano proprio dalla Striscia di Gaza, sono ancora drammatiche. Decine le vittime civili, bambini compresi, dell'ennesimo bombardamento israeliano su un campo profughi, quello di Nouseirat, dove sarebbe stata sterminata un'intera famiglia. La corsa contro il tempo della diplomazia internazionale continua dunque ad infrangersi contro le intransigenza del Premier israeliano Benjamin Netanyahu, a capo di un governo profondamente diviso, sia sulle strategie di guerra che sulle relazioni con gli Stati Uniti. L'ultimatum lanciato dal Ministro del Gabinetto di Guerra Benny Gantz, che chiede un piano di azione entro l'8 giugno, altrimenti lascerà il governo, ha ricevuto la risposta piccata di Netanyahu, che ha bollato le sue parole come affermazioni che rappresentano la sconfitta nel conflitto. Ma anche la piazza israeliana continua a protestare contro un premier che, almeno nei sondaggi, non la rappresenta. E a Tel Aviv diversi scontri con la polizia sono stati registrati durante l'ultima manifestazione che ha riempito le sue strade. Intanto sono 800mila, secondo le Nazioni Unite, i palestinesi costretti a fuggire da Rafah, da quando le forze israeliane hanno iniziato le operazioni nell'area. E nonostante il pressing di Washington, come quello delle famiglie dei rapiti israeliani, secondo i media locali le trattative per una tregua e per la restituzione degli ostaggi sono in un vicolo cieco.























