L'attentatore è un ragazzo palestinese di 13 anni, ha teso un agguato a due uomini israeliani ai confini del sito archeologico nella città vecchia di Gerusalemme. È arrivato in autobus, è spuntato tra delle auto parcheggiate e ha aperto il fuoco al grido di Allah Akbar: Allah è grande. Le vittime sono padre e figlio, un soldato. A disarmare il ragazzo dei passanti con porto d'arma legale. Ultimo atto di un'escalation tra Israele e Palestina, che ogni giorno porta nuove vittime. Si tratta del secondo attentato in 24 ore a Gerusalemme: sette persone sono state uccise dopo la preghiera dello Shabbat davanti alla Sinagoga, nel giorno della memoria. L'esecutore Khairi Alkam, un ragazzo di 21 anni, ha tentato la fuga in auto ma è stato ucciso dalla Polizia israeliana. Ha sparato a distanza ravvicinata chiunque incontrasse, anche a chi tentava di fuggire. Il genitore del giovane ne parla così. A Gaza subito dopo sono esplosi i fuochi d’artificio, dolci sono stati offerti ai cittadini per festeggiare. Il portavoce di Hamas ha definito l'attentato un'operazione eroica, la vendetta per i morti di Jenin in Cisgiordania, dove nove palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano in un blitz anti terrorismo. A Israele il supporto dell'Occidente, per questa settimana è prevista la visita di Antony Blinken, il segretario di stato americano. L'esortazione ad abbassare i toni è arrivata persino dalla Russia, impegnata a sua volta, in una guerra.