“Una delle cose che si nota di più quando si arriva in Giappone è vedere i bambini tutti belli, educati, ordinati, poi, però, c'è il lato oscuro della faccenda e cioè i bambini orfani, anche solo parzialmente, o semplicemente i bambini che non possono più vivere in una casa per colpa del disagio che si è creato attorno a loro. Il Giappone ufficialmente è uno dei paesi che adotta di più, oltre 40 mila l'anno, ma, pensate, il 95% è di adulti, single, uomini adottati tra i 20 e i 30 anni. I bambini nessuno li adotta.” Secondo i dati ufficiali in Giappone sono circa 40 mila i bambini che non hanno una famiglia, o perché non l'hanno mai avuta o perché qualcosa è andato storto e, pur avendo ancora uno entrambi i genitori, non possono o non vogliono viverci assieme. Quella dei “Waruse Rareta Kodomo”, i bambini dimenticati, è un'emergenza sociale che il Giappone condivide con la maggior parte dei grandi paesi industrializzati, ma che, per una serie di motivi storici, culturali e sociali, affronta in modo profondamente diverso. “In Giappone la famiglia è una cosa importante, o si ha o non si ha. La diversità in Giappone è considerata uno stigma sociale e questi, non nascondiamocelo, sono bambini diversi, anche se non certo per colpa loro.” “Il nostro Paese è totalmente impreparato ad affrontare le emergenze sociali. Lo Stato e le sue istituzioni debbono intervenire e assumersi le loro responsabilità. Anche i bambini hanno i loro diritti. L'adozione è un diritto dei bambini, non degli adulti!” Diverso è il discorso per le adozioni tra adulti, di cui il Giappone detiene, invece, il record mondiale, oltre 80 mila l'anno. Nella maggior parte dei casi si tratta di adozioni per motivi economici. I titolari di grandi patrimoni immobiliari o commerciali senza figli maschi ne adottano uno, spesso il marito di una figlia, ma in Giappone, Paese dove le unioni di fatto non sono ancora riconosciute dalla legge, c'è un'altra forma di adozione tra adulti: quella tra partner dello stesso sesso.