Israele si blinda perché la minaccia di una risposta degli ayatollah al presunto attacco israeliano che lo scorso primo aprile ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco, uccidendo diverse persone tra cui alti esponenti dei pasdaran, secondo il Pentagono è presente, reale, credibile. L'intelligence statunitense avverte che la Repubblica islamica potrebbe colpire obiettivi militari israeliani già nelle prossime 24-48 ore, con missili balistici, da crociera o con 100 droni. Anche se più verosimilmente Teheran potrebbe optare per un'operazione a più bassa intensità, in modo da scongiurare il rischio di un'escalation regionale. Insomma, colpire, ma evitare le conseguenze di una dura risposta militare israeliana. Al momento però tutto è possibile, tanto è che il Premier israeliano Benjamin Netanyahu convoca un vertice sulla sicurezza a cui partecipano sia il Ministro della Difesa Yoav Gallant, che il Ministro del Gabinetto di Guerra Benny Gantz, proprio per valutare ogni possibile scenario. Il Capo di Stato Maggiore, Herzl Halevi, dopo aver aver condotto una valutazione della sicurezza con il Comandante del commando delle Forze Armate degli Stati Uniti, assicura che l'IDF, in coordinamento con l'esercito americano, è pronto ad affrontare qualsiasi tipo di offesa militare. Un'offesa che però se dovesse davvero arrivare da parte dell'Iran, rischierebbe di destabilizzare la Regione mediorientale e potenzialmente aprire nuovi fronti di guerra.