gli ucraini sarebbero in fuga dalla regione di Kursk. A raccontarlo è il Ministero della Difesa russo che rivendica la conquista di altri villaggi verso il confine ucraino. Kiev non conferma, ma a parlare sono le immagini dei soldati russi che mostrano la bandiera della Federazione davanti alla scritta della città di Sudzha e che la issano ovunque possibile, che pattugliano le strade e mostrano non solo la devastazione provocata da mesi e mesi di combattimento per riprendersi il territorio, ma anche le attrezzature e i mezzi militari ucraini distrutti o lasciati indietro dai soldati durante la ritirata. L'offensiva ucraina in terra russa, dunque, può dirsi terminata. E a ribadirlo ieri è stato lo stesso Putin che ha spiegato come i militari ucraini ancora nel Kursk siano ormai isolati e abbiano solo due scelte: arrendersi o morire. Parallelamente non hanno tregua neanche i bombardamenti dal cielo. Nelle ultime ore sono state colpite sia la regione di Kharkiv che la città di Kherson bersagliata quotidianamente, mentre gli ucraini avrebbero colpito nella notte un deposito missilistico e due stazioni di compressione del gas in Russia. Ad aleggiare sui combattimenti sono le condizioni poste da Putin sulla possibilità di una tregua di 30 giorni: nel dirsi d'accordo con il cessate il fuoco il presidente ha infatti posto dei caveat che rischiano di renderla impossibile. Ci sono molte cose da discutere, ha spiegato ad esempio non è chiaro chi controllerà le eventuali violazioni. Nel dire poi che "il cessate il fuoco deve essere tale da portare ad una pace di lungo termine e ad eliminare le cause originali di questa crisi", Putin sostanzialmente lascia inalterati gli obiettivi russi in Ucraina. Per Zelensky le parole di Putin sono manipolatorie e manifestano la volontà di continuare la guerra, in particolare quando Putin suggerisce che durante il cessate il fuoco l'Ucraina smetta di mobilitare i soldati e si blocchi la fornitura di armi occidentali a Kiev. .