Nella fila di persone che varcano la frontiera di Medyka, si trova anche chi era rimasto a Leopoli pensando di essere al sicuro. Gli ultimi eventi, li hanno costretti a mettersi in viaggio. Un viaggio breve, perché Leopoli non è lontano e forse nessuno pensava di vedere i missili arrivare anche lì. Si aggiungono alle migliaia di persone, che ogni giorno varcano le frontiere polacche e non solo. Nessun posto è sicuro, dicono, andare via è l'unica soluzione momentanea, perché la speranza è di tornare presto alla propria casa e al proprio lavoro. Ma c'è anche chi arriva da Kiev, da Kharkiv, da Odessa, Dnipro e dalle città colpite e raccontano di viaggi estenuanti, lunghi anche diverse giornate. La cosa più difficile, è stata lasciare i miei genitori, ci racconta Tatiana, viene da Kiev. I missili russi sono arrivati vicinissimi alla sua abitazione. Lasciare i genitori, il marito e gli uomini che sono rimasti in Ucraina, è un dolore che portano dentro. "Il marito l'ho lasciato in ... non lo posso aiutare. L'ho visto l'ultima giorno il 24 febbraio." E a sentire le esplosioni a Leopoli, è anche un gruppo di ragazzi italiani, arrivati la sera prima in città per consegnare medicinali e beni di prima necessità: "Sono stati tre lampi a distanza di circa 10 minuti, un quarto d'ora. Questo è stato molto particolare perché noi eravamo là e abbiamo rischiato tantissimo." Ad attenderli al ritorno, c'è Pietro che ha lavorato per l'intera notte a Medyka: "Qui si respira quest'aria di unione, di Europa che magari altrove non è percepibile.".























