120 missili, 90 droni in gran parte intercettati. Così almeno sostiene il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che aggiunge anche l'azione dei caccia che avrebbero intercettato una decina di bersagli aerei. Che sia vero o meno, questo non toglie che l'Ucraina sia stata bersaglio di uno dei più violenti attacchi aerei dall'inizio del conflitto. Obiettivo principale dei raid russi, le infrastrutture energetiche, gli impianti per la produzione di gas e gli aeroporti con il chiaro obiettivo di rendere insostenibile il gelido inverno ucraino, ormai alle porte. Per la conseguenza è stata una serie di blackout precauzionali e programmati nella capitale Kiev e la sua regione, nell’oblast di Donetsk, in Donbass, e di Dnipropetrovsk. Certo è che le esplosioni hanno scosso la capitale Kiev e altre città mentre la vicina Polonia ha fatto decollare la sua forza aerea per presidiare il proprio spazio aereo. Sono state sentite esplosioni nella città di Zaporizhzhya, nel sud-est dell'Ucraina e nel Porto di Odessa sul Mar Nero. Un quadro cupo se si aggiunge l'avanzata russa nel Donbass, le crescenti difficoltà nel mantenere il controllo dell'area conquistata dagli ucraini nella regione russa di Kursk, qui sono state inviate le truppe migliori mentre in Donbas sono rimaste quelle stremate da una permanenza in prima linea che supera addirittura i 25 giorni. In questo contesto giunge l'allarme preoccupato del direttore dell'AIEA, Rafael Grossi, secondo cui massicci raid russi in tutto il paese stanno mettendo ulteriormente sotto pressione la sicurezza nucleare.