La visita del segretario generale dell’Alleanza a Kiev, avvenuta come sempre a sorpresa, è certamente un segnale importante. Ma Zelensky non sembra disposto ad accontentarsi più delle promesse e, con la consueta schiettezza, presenta il conto all’Occidente. Sul supporto tempestivo al nostro esercito, ad oggi, non vedo ancora nulla di positivo su questo punto. Le forniture ci sono, sono leggermente iniziate, è necessario accelerare questo processo. E il terzo e più importante punto è che la questione è se ci sono soldi. Stoltenberg replica che la vittoria dell’Ucraina è ancora possibile, e che sì, certo, ci sono state delle difficoltà, ma che in futuro le cose cambieranno. Tra le altre, anche l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Anche se sul punto è cauto: non mi aspetto che avremo questo accordo entro il summit di luglio. Ma spero davvero che potremo dimostrare che muoviamo l'Ucraina più vicina all'Alleanza. Certo è che la cronaca dal campo manda segnali drammatici, per gli ucraini. Il fronte del Donbass vacilla, e i russi premono con crescente forza e determinazione. Dopo la conquista di alcuni snodi importanti, e dopo il bombardamento a tappeto su tutto il paese, sembra che la Federazione stia preparandosi a un’offensiva in grande stile per l’estate. Lo stesso Stato maggiore ucraino ha ammesso che la situazione è peggiorata. Intanto in Italia si è assistito all’ennesimo teatrino diplomatico del dialogo tra sordi. Come prevedibile, del resto. L’ambasciatore russo in Italia, Alexey Paromonov, si è presentato alla Farnesina per la convocazione da parte del ministero degli esteri per la nazionalizzazione della Ariston che, secondo Roma, non ha alcun fondamento giuridico. Il diplomatico russo ha replicato sostenendo la piena legittimità dell’operazione, sottolineando come, peraltro, le finora buone relazioni tra Roma e Mosca si siano deteriorate quando l’Italia ha sacrificato i reali interessi nazionali per partecipare a sterili e pericolose avventure antirusse. Improbabile che segua un dialogo costruttivo, come probabilmente nessuno si aspettava.