C'è il fuoco nella notte di Hong Kong. Ci sono lacrimogeni e armi dirette verso i manifestanti che da sette mesi chiedono democrazia nel timore che la Cina possa inglobare il sistema politico della città. I suoni sono sempre gli stessi, spaventano. Per sedare la rivolta la polizia ha utilizzato cannoni ad acqua e manganelli. Ha caricato per disperdere migliaia di manifestanti di ogni età, che si definiscono uniti per la libertà. Diverse persone sono state arrestate dai poliziotti in borghese mentre erano impegnate in un flash mob all'interno di un centro commerciale di lusso di Harbour City, nel quartiere di Tsim Sha Tsui. Ciò ha scatenato la furia della folla che denuncia un costante abuso di violenza da parte delle forze dell'ordine, spesso nei confronti di ragazzi molto giovani, neppure maggiorenni. Contro i poliziotti sono state lanciate molotov. Oggetti contundenti hanno divelto le vetrine dell'HSBC, una delle banche più potenti del mondo. Diverse stazioni della metropolitana sono state chiuse, mentre focolai di protesta si sono diffusi in varie parti della città, in maggioranza unita in difesa di un sistema nato durante il dominio inglese, uno stile di vita a cui Hong Kong non vuole rinunciare. Sono sbucate ancora una volta le bandiere americane, il più chiaro e irriverente segnale anticinese. La protesta continua. Il fronte dei diritti umani, che ha organizzato alcune delle marce più importanti in questi sette mesi, ha in programma una gigantesca manifestazione per la sera di Capodanno.