Nuovo record di contagi da Covid-19 e una crisi politica in atto. Mentre il Brasile con oltre 240000 contagi e più di 16000 morti si conferma il quarto Paese al mondo più martoriato dal virus. Il presidente Bolsonaro, che ha sempre preferito negare la gravità dell'emergenza, si trova a fare i conti anche con un pericoloso caos istituzionale aggravato dalle dimissioni di ben due ministri della salute nell'ultimo mese per incolmabili divergenze di vedute sulla gestione della crisi sanitaria. Il Governo perde pezzi e pesano le frizioni con gran parte della classe politica schierata a favore delle chiusure, così invisi a Bolsonaro. Almeno sei Stati hanno adottato il lockdown nonostante la sua posizione contraria. Molti Sindaci e amministratori locali, supportati da Comitati scientifici, sostengono l'importanza di chiusure e isolamento sociale, ma il Capo dello Stato considera le misure controproducenti soprattutto economicamente. Eppure questa terra conta tra le 800 e le 900 vittime al giorno a causa del virus e convive col sospetto che la situazione possa essere ben più grave di quella mostrata dai dati ufficiali perché il numero di tamponi effettuato è davvero basso rispetto agli altri paesi, ma lui vuole riapertura immediata e partecipa regolarmente alle manifestazioni dei suoi sostenitori che sfidano le quarantene per supportarlo. Nelle stesse ore il sindaco di San Paolo, epicentro della pandemia, lancia un allarme sugli ospedali ormai al collasso, spiegando che tra meno di due settimane potrebbero non esserci più letti per i nuovi pazienti, mentre è iniziata una corsa contro il tempo per allestire nuovi ospedali da campo. Ad oggi i risultati dell'isolamento sociale sono scarsi. Impossibile superare la soglia del 50% di persone che restano a casa, ma solo arrivando al 70 si potrebbe ambire a ridurre l'indice di contagio ancora drammaticamente alto e in continuo aumento, in un Paese che in piena emergenza sanitaria si trova a dover fronteggiare anche una grave crisi politica ed economica.