Il dolore che si fa rabbia, protesta, minaccia, al punto che il quotidiano filogovernativo The Telegraph parla di un Primo Ministro in pericolo mortale. Le decine e decine di morti della Grenfell Tower di Londra esigono giustizia, chiarezza, ed è quello che ieri hanno chiesto a gran voce coloro che hanno percorso le strade di Kensington a nord fino ad arrivare ai palazzi lussuosi del sud, che raccontano tutta un’altra storia brandendo cartelli e urlando “Vergognati, codarda”, a lei, Theresa May. Anche la stampa amica ha criticato la sua fredda e insensibile reazione alla disgrazia. E l’impegno di indennizzi economici e nuove case nello stesso quartiere per gli sfollati, preso dal Governo, non ha placato gli animi di chi nel Primo Ministro ha perso ogni fiducia e nota che lo stanziamento di 5 milioni di sterline arriva dopo che una cifra pressoché equivalente è stata raccolta dalle offerte della gente. Il leader laburista Jeremy Corbyn è stato immortalato tra gli sfollati, mentre abbraccia persone in lacrime e parla con i soccorritori, nelle stesse ore in cui May viene protetta dalla polizia. Ora Corbyn propone di sequestrare le case vuote dei ricchi per dare un alloggio agli sfollati. Il Labour attacca e i Conservatori vacillano. Il Ministro degli esteri Boris Johnson prova a parlare di ignobile politicizzazione osservando che è incredibile suggerire che questa tragedia sia stata causata dai tagli. Ma la verità sembra essere proprio questa: il grattacielo, dato a famiglie a basso reddito con sovvenzione statale, è stato restaurato l’anno scorso utilizzando rivestimenti esterni meno costosi e più infiammabili al fine di risparmiare due sterline a metro quadro, un risparmio che è costato la vita anche a Gloria Trevisan e Marco Gottardi, giovane coppia italiana trasferitasi a Londra in cerca di un futuro ricco di opportunità. Tra le macerie e l’immagine spettrale della torre, l’unica figura che con la sua sola presenza sembra infondere forza è quella ormai fragile ma, al tempo stesso, coriacea della Regina Elisabetta. Insieme al nipote William ha incontrato sfollati e volontari. Lei, ultranovantenne, che negli ultimi mesi si è trovata più volte a far visita alle vittime di attacchi terroristici. Per questo nel suo breve messaggio di oggi, giorno di festa nazionale, ammette: “Quest’anno è difficile evitare un sentimento nazionale molto cupo”. Per poi di nuovo dire: “Uniti nella nostra tristezza, siamo equamente determinati, senza paura o preferenze, a dare aiuto a tutte quelle vite da ricostruire, così terribilmente colpite da danni o perdite”.