La voce dei manifestanti non tace, in Iran, ma diventa ancora più forte nel giorno dell’anniversario della morte di Mahsa Amini, la ragazza curdo-iraniana fermata dalla polizia morale perchè non indossava il velo in modo corretto e poi deceduta mentre era in custodia cautelare. Le proteste vanno avanti e nelle ultime ore a Teheran altri cittadini che sfidavano il regime in nome della libertà e della democrazia, per le vie della città sono stati arrestati. Si teme per la loro vita, adesso, perché la sorte dei prigionieri è segnata quando vengono trasferiti in regime di isolamento e da qui poi la sentenza di condanna a morte. L’ultima esecuzione capitale è stata quella dell’ex Viceministro e cittadino iraniano-britannico Alireza Akbari, una morte destinata ad inasprire ancora di più le tensioni già esistenti fra Iran e la Comunità Internazionale. Oltre che a segnare un punto di non ritorno fra le relazioni già molto tese fra Teheran e Londra. Per il regime degli Ayatollah, Akbari è stato condannato perché accusato di essere una spia dei servizi segreti britannici. L'Unione Europea ha condannato con la massima fermezza l'esecuzione, definendola un precedente spaventoso. Intanto, secondo gli attivisti di Iran Human Rights, sono quasi 500 le persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni, migliaia gli arresti, oltre 100 coloro che rischiano l'esecuzione capitale. Dati che non possono essere certi, visto che il regime non perde occasione per nascondere le tante storie di iraniani che vengono giustiziati, imprigionati, decapitati per aver osato sfidare la Repubblica Islamica.