Fra qualche giorno cadranno i quattro mesi dall'inizio delle proteste e in assenza dei dati ufficiali è l'organizzazione Iran Human Rights, che ha sede in Norvegia, a tenere il conto dei risvolti più drammatici. Il numero dei manifestanti uccisi è arrivato a quota 481, fra loro ci sono perlopiù ragazzi e si contano 35 donne, ma anche 64 minorenni. Il bilancio si riferisce alle prime settimane di rivolta e quindi, avverte l'organizzazione, potrebbe essere sottostimato. 109 sono invece i manifestanti arrestati che rischiano l'impiccagione, e anche qui i dati sono incerti soprattutto perché le famiglie, nello sforzo disperato di salvare la vita dei loro figli, non ne denunciano la scomparsa e rimangono in silenzio. "É importante, assolutamente, che l'Unione europea e i Paesi europei condannino queste esecuzioni e convochino appunto gli ambasciatori iraniani ma purtroppo non è abbastanza, abbiamo bisogno di conseguenze pratiche per tutti i manifestanti, per ogni manifestante che viene ucciso, abbiamo suggerito che la Guardia rivoluzionaria islamica debba essere messa sulla lista dei terroristi". Dopo la doppia impiccagione di sabato scorso, fra domenica e lunedì ancora quattro persone sono state condannate a morte, altre invece a lunghe pene detentive, come l'ex calciatore Amir Nasr-Azadani che dovrà passare in carcere un arco di tempo equivalente alla sua età, 26 anni, o come Faezeh Hachemi Rafsanjani figlia dell'ex presidente iraniano, condannata a 5 anni in primo grado.