Nessun familiare di Mahsa Amini sarà a Strasburgo per ritirare il premio Sacharov conferito alla 22enne curda iraniana morta lo scorso anno mentre era in stato di arresto da parte della Polizia Morale per avere indossato il velo non correttamente divenuta poi simbolo delle proteste che hanno animato il Paese. Non ci sarà né il padre né la madre ne il fratello perché i loro passaporti sono stati ritirati impedendo loro così di fatto di poter lasciare l'Iran. Ai familiari è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia nonostante avessero il visto ha detto l'avvocato della famiglia in Francia Saleh Nikbakht: "I loro passaporti sono stati confiscati" ha spiegato, una decisione che sta suscitando molte critiche mentre si moltiplicano anche gli appelli per la attivista iraniana Narges Mohammadi vincitrice del Premio Nobel per la Pace che non potrà essere ad Oslo per la cerimonia del 10 dicembre perché rinchiusa in carcere dopo 13 arresti, cinque condanne per un totale di 31 anni di prigione e 154 frustate. Per lei ci saranno il marito e i figli preoccupati anche per la sua salute e le difficoltà di ricevere visite mediche e cure. L'annuncio della sua vittoria fu preceduto dallo slogan: "Donne vita in libertà", ma la sua sedia resterà vuota un vuoto che non significa silenzio la sua battaglia assicura il marito continuerà". Lei intanto il giorno della consegna del premio inizierà un nuovo sciopero della fame in segno di protesta.