Non trattiene l'emozione il nonno quando prende in braccio il piccolo Sohail, disperso nella calca della fuga da Kabul lo scorso agosto. Dopo mesi di ricerche, trattative, sacchi di noci e una pecora macellata in dono, è riuscito a riabbracciare suo nipote. Per paura della calca i suoi genitori lo avevano consegnato ad un Marines, perdendone subito le tracce prima di partire per la Germania e l'America, dove sono stati accolti come rifugiati. A trovarlo, quei giorni, un tassista di Kabul, che racconta in lacrime l'altra faccia di questa storia. Dal giorno del ritrovamento la famiglia Safi si è presa cura del piccolo tanto da stabilire con lui un legame profondo, quasi da non volerlo più restituire. La testimonianza di alcuni vicini di casa e dalle foto pubblicate sui social, in cui il piccolo appare nel nuovo nucleo familiare, la chiave per ritrovarlo. E ci è voluto quasi un mese di trattative, doni, un fermo di polizia e il pressing mediatico internazionale per convincere la famiglia del tassista a restituire il piccolo. Ora si apre un nuovo capitolo nel cammino di Sohail per tornare tra le braccia della sua mamma. I genitori sono rifugiati in America e se tornassero in Afghanistan non riuscirebbero più ad uscirne.