Espulsioni, sospensioni e la revoca temporanea della laurea. Così la Columbia University, prestigiosa università di New York, punisce gli studenti ribelli. L'ateneo ha preso provvedimenti nei confronti di ventidue iscritti che la scorsa primavera avevano preso parte a una protesta pro palestinese, occupando l' Hamilton Hall, un edificio del campus. Nel corso delle proteste gli studenti si barricarono nell'edificio. La polizia ne arrestò decine su richiesta dei funzionari della Columbia, ma nessuno venne incriminato. La ritorsione dell'ateneo arriva dopo che l'amministrazione Trump ha ritirato quattrocento milioni di dollari di finanziamenti federali, accusando i vertici della struttura di non essere riuscita a combattere l'antisemitismo nel campus. Le azioni dell'università seguono anche l'arresto dell'attivista Mahmoud Khalil, eseguito una settimana fa dalle autorità federali per l'immigrazione, lo studente di origine siriana tra gli organizzatori delle proteste, laureato alla Columbia, titolare di Green Card, si trova in una struttura detentiva della Louisiana senza un'accusa formale da parte del governo che intende rimpatriarlo. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ripetutamente affermato che gli attivisti pro palestinesi, tra cui Khalil, sostengono Hamas, designato dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica e che per questo motivo dovrebbero essere espulsi dal paese e il suo caso sta velocemente diventando simbolo di tanti interrogativi, dalla reale tutela della libertà di parola nei campus universitari, alla legalità del procedimento che consentirebbe l'espulsione di un residente permanente negli Stati Uniti. .