La situazione in Libia è sempre più infuocata da una parte le forze del generale della Cirenaica Haftar che avanzano verso la capitale, conquistando anche la strada che porta all'aeroporto. Dall'altra la Turchia con il secondo esercito più grande della NATO che freme per scendere in campo e difendere il debole governo di accordo nazionale di Al-Sarraj. Insieme all'esercito regolare turco Erdogan è pronto a mandare in Libia anche i ribelli siriani. Dai combattenti turcomanni alle Brigate Al-Sham, Ankara ha già contattato alcuni tra i gruppi armati più fedeli, impiegate anche nell'offensiva contro i curdi nel Nord est della Siria. Il trasferimento di armi e miliziani in Turchia sarebbe già iniziato. La mozione sull'invio delle truppe sarà discussa alla riapertura del Parlamento Turco l'otto al massimo il nove gennaio, voto che coinciderà con l'arrivo a Istanbul del presidente russo Putin, che ha già criticato un eventuale dispiegamento di militari turchi in Libia, definendolo un'ingerenza che non aiuta. Il Presidente russo dovrà in quei giorni, inaugurare insieme a Erdogan il gasdotto Turkstream risposta russo-turca al gasdotto eastmed che da Israele attraverso Cipro e Grecia dovrebbe arrivare in Italia e ridurre la dipendenza da Mosca. Una tappa significativa e un vero snodo cruciale non solo del conflitto libico, ma anche dei giochi di potere in atto nel Mediterraneo. Resta poi la via diplomatica tracciata dall'unione europea. La proposta di una missione europea in Libia di cui farebbero parte i Ministri degli esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito, avanzata da Di Maio ha ricevuto il primo via libera dei suoi colleghi europei. Si lavora per organizzarla il sette gennaio, sotto la guida dell'alto rappresentante, Borrell. L'unica soluzione possibile alla crisi libica è politica, non militare spiegano dalla Farnesina.