“Ladies and gentlemen, we are waiting for an emotion.” “We are waiting for an emotion too.” Un trapezista spaziale, sembrava un equilibrista l'astronauta dell'ESA Luca Parmitano, mentre, agganciato al braccio robotico all'esterno della stazione, raggiungeva il gigantesco cacciatore di antimateria posizionato dal 2011 all'esterno della casa orbitante a 400 km d'altezza sopra le nostre teste. Un abilissimo operaio delle stelle Parmitano, primo italiano al comando dell'ISS e primo europeo al comando di un'attività extra veicolare. Un operaio è dotato di una cassetta di innovativi attrezzi spaziali agganciata alla tuta che, ad uno ad uno, impugnava sicuro per riparare il delicato e preziosissimo spettrometro. Come se non stesse viaggiando alla velocità di 28 mila chilometri orari, agganciato al braccio robotico e infagottato dentro un pesantissimo scafandro dotato di guanti, che solo a piegare le dita sembra di spremere una pallina da tennis. Astro Luca si è allenato per anni nella piscina della NASA di Houston a questa serie di 4 o 5 attività extra veicolari, considerate le più complesse di sempre, perché mai si era tentata un'impresa simile, destinata a prolungare la vita di uno strumento molto made in Italy dentro, che sulla carta doveva durare 3 anni, ma che continua a funzionare e, infatti, di raggi cosmici ha raccolto più dati di quelli collezionati negli ultimi 100 anni. “La più grande paura per un astronauta è quella di fare errori” ci aveva detto Samantha Cristoforetti, parlando del suo collega di corso. E il colonnello dell'Aeronautica militare, Luca Parmitano, alla sua terza uscita nello spazio e dopo aver rischiato la vita per una perdita di acqua nel casco nel 2013 durante la missione “Volare”, di errori non ne ha commessi.