L'allerta è massima in Israele per possibili rappresaglie per mano di Teheran in risposta al presunto attacco israeliano che il primo aprile ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco in Siria, uccidendo diverse persone, tra cui alti esponenti dei Pasdaran. Per l'intelligence statunitense gli Ayatollah potrebbero colpire con missili da crociera e droni infrastrutture militari ed edifici governativi israeliani già questa settimana. Eppure, alle minacce di Teheran il premier israeliano Benjamin Netanyahu risponde duramente duramente. Mosca, intanto, prova a contenere il rischio di un'escalation regionale esortando i paesi del Medio Oriente alla moderazione, in un momento in cui la situazione umanitaria all'interno della Striscia di Gaza è più drammatica che mai, dove dal 7 ottobre hanno perso la vita oltre 33mila persone, e un quarto della popolazione è a rischio carestia, con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ribadisce al leader dell'... di fare di più per permettere l'ingresso di maggiori aiuti umanitari all'interno dell'enclave palestinese. Insomma, l'apertura del valico di Erez e di un nuovo varco settentrionale sembra non essere abbastanza, servirebbe una tregua, che però fatica ad arrivare. Le trattative al Cairo, infatti, sembrano naufragare dopo che Hamas ha respinto la proposta avanzata dagli Stati Uniti di un cessate il fuoco di sei settimane in cambio della liberazione di 40 ostaggi israeliani e del rilascio di circa 700 detenuti palestinesi.