La tensione è alta, altissima. In migliaia sono scesi in piazza per chiedere il rilascio degli ostaggi del 7 ottobre, ancora trattenuti a Gaza. Hanno acceso falò, hanno persino bloccato l'autostrada principale di Tel Aviv, hanno urlato ancora una volta la propria rabbia e le proprie richieste: Non inviare altre forze a Rafah, piuttosto cercare di raggiungere un'intesa per una tregua con Hamas e ottenere l'immediato rilascio degli ostaggi. "Noi familiari", spiega questo uomo, "chiediamo ai membri del gabinetto di uscirne se non riescono a garantire un accordo sugli ostaggi adesso". Non sono mancati scontri tra agenti di polizia e manifestanti. Molti sono stati presi in consegna e allontanati, alcuni fermati. Una rabbia cresciuta nei mesi e nelle ultime ore dopo la diffusione di un nuovo video nel quale due ostaggi chiedono a Netanyahu un accordo immediato per la loro liberazione. "Abbiamo visto il video di altri due ostaggi", aggiunge questo familiare, "sono entrambi vivi, non c'è motivo per non firmare un accordo. Chiunque sia in grado di riportarli a casa oggi, lo faccia subito". E mentre l'esercito israeliano continua con le operazioni sulla parte centrale della striscia di Gaza, dove secondo il portavoce militare sono stati colpiti decine di obiettivi terroristici, in piazza i familiari dei rapiti mostrano le foto degli ostaggi, le mani dipinte di rosso, ripetono che qualcosa si faccia... ora.