Sei razzi sono stati lanciati dal Sud del Libano verso Israele. Una possibile escalation dalla fine del cessate il fuoco dello scorso novembre che preoccupa, ma non sorprende, visto la controversia delle ultime settimane riguardo alla decisione israeliana di mantenere una presenza militare su cinque avamposti nel Sud del Libano, contrariamente agli accordi del cessate il fuoco siglati tra i due Paesi. Ma in questo caso il governo libanese ha condannato duramente l'azione offensiva, con il premier che ribadisce che solamente Beirut, può prendere decisioni su attività ostili contro altri Stati ed ha incitato i gruppi armati non regolari a consegnare le armi all'esercito nazionale. Hezbollah nega di essere coinvolta in questa azione. Parlamentari vicino al movimento sciita chiedono un'indagine interna sull'accaduto, ma il ministro della Difesa israeliano Kats ordina una reazione militare imponente, con attacchi su infrastrutture legate ad Hezbollah che lasciano delle vittime, tra cui almeno un bambino. Kats si rivolge anche a Hamas dentro Gaza con un nuovo ultimatum: liberate gli ostaggi, o Israele inizierà ad annettere parte del territorio dell'enclave palestinese. La pressione militare continua con bombardamenti, decine le vittime, tra loro almeno cinque bambini e nuovi ordini di evacuazione. Secondo l'ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, sono 120mila le persone sfollate in questa settimana, mentre sono circa 600 le vittime, secondo il ministero della Salute di Gaza. 40 dei 196 ostaggi già liberati e circa 250 famiglie hanno pubblicato una dura lettera contro il premier Netanyahu e la decisione di rompere il cessate il fuoco. Gli ultimi sondaggi mostrano un'opinione pubblica estremamente divisa in Israele, il 57% degli israeliani supportano il proseguimento delle azioni militari dentro Gaza, mentre parallelamente le piazze di Tel Aviv e Gerusalemme si riempiono di manifestanti contro la leadership di Netanyahu e a favore di un cessate il fuoco. .