L'ultima volta era stata nel 2019 quando una nuova via della seta sembrava la strada del futuro prima del Covid che partendo da casa sua fece fermare il mondo e prima di due guerre che quel mondo stanno sovvertendo. Questa volta Xi Jinping trova un'Europa profondamente cambiata resa cauta da un'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina che Pechino non ha mai condannato con la sufficiente determinazione e che anzi continua a sostenere esportando componenti militari, sospettosa delle spie fermate, innervosita dalle tensioni commerciali e più consapevole delle sfide geopolitiche nel Pacifico. Parigi, Budapest e Belgrado le capitali prescelte a rappresentare i due approcci nei confronti del Cremlino e di una visione diversa dell'ordine mondiale, assente questa volta la tappa italiana. In primo piano sicurezza e commerci quantomeno nell'incontro a tre con Emmanuel Macron e Ursula Von der Leyen in programma all'Eliseo. La speranza europea di convincere Xi a impegnarsi di più nella ricerca di una via d'uscita dalla guerra in Ucraina, in primis magari inviando una delegazione di livello alla conferenza svizzera di metà giugno, proprio mentre la situazione sul campo vede la Russia rafforzarsi in Donbass e prepararsi alle celebrazioni del Giorno della Vittoria con disciplina e sfarzo. Non solo però per Von der Leyen sarà anche l'occasione per parlare di sussidi e pratiche commerciali considerate sleali da Bruxelles in un braccio di ferro che vede l'Europa spesso divisa. Una divisione interna che Xi sfrutterà ricordando quanto il de-risking sia pericoloso per lui e toccherà anche con mano a partire dalla tappa ungherese.























