Ci sono volte in cui il pugno duro è troppo duro, persino per il Pentagono. Sull'onda dei tumulti nelle piazze di tutto il Paese nell'ultima ora a Washington sta andando in scena uno scontro fra le due sponde del Potomac. Da una parte la Casa Bianca con Donald Trump, determinato ad usare anche l'esercito per placare le proteste e rivolte con derive anche violente che stanno infiammando gli Stati Uniti da giorni, da quando ormai più di una settimana fa, il mondo ha potuto vedere in un video la tragica morte di George Floyd, schiacciato a terra dalla sproporzionata violenza di un agente bianco. Immagini che hanno risvegliato la scintilla della rabbia, dello sdegno per un razzismo che l'ex Presidente Barack Obama ha definito "il peccato originale della società americana". Dall'altra, appunto, il Pentagono che non sembra intenzionato a seguire il comandante in capo a schierare le truppe nelle città del Paese. A chiarirlo è lo stesso segretario alla difesa, Mark Esper. "Il mio obiettivo è quello di tenere le forze armate fuori della politica", ha spiegato Esper, sottolineando di essere contrario ad usare l'insurrection act del 1807, la legge che consente di impiegare i militari contro i disordini che fu usata l'ultima volta nel 1992, contro le sommosse a sfondo razziale scoppiate a Los Angeles. Non solo, il Pentagono ha preso anche le distanze da quanto accaduto due giorni fa di fronte alla Casa Bianca, quando manifestanti pacifici sono stati dispersi con i lacrimogeni e sorvolati più volte da un elicottero militare per permettere al Presidente di raggiungere a piedi per una photo opportunity una chiesa che era stata vandalizzata. Esper ha detto che sarà avviata un'indagine sull'accaduto, ma Trump non indietreggia e ha fatto sapere che, se servirà, è pronto a schierare le truppe per sedare i disordini. Figlia anche di un disagio che è aumentato esponenzialmente negli ultimi mesi a causa dell'epidemia di Covid-19. e del lockdown prolungati. Il candidato che a Novembre conquisterà la Casa Bianca sarà anche quello che sarà stato in grado di trovare le risposte a questo disagio, come sa bene anche lo sfidante di Trump, l'ex vicepresidente Joe Biden, che non a caso, parteciperà oggi i funerali di George Floyd a Minneapolis.