Le lenti scure a coprire gli occhi, alle spalle il bianco della neve del circolo polare artico e il filo spinato che circonda il penitenziario dove suo figlio, il maggior oppositore di Vladimir Putin, è morto. "Ridatemi il suo corpo", chiede la madre di Aleksei Navalny in un breve video pubblicato sui social, "mi rivolgo direttamente a lei Vladimir Putin, fatemelo seppellire con dignità". Anche la moglie del dissidente, Yulia Navalnaya, ha chiesto la restituzione delle spoglie del marito, lo ha fatto su X, l'ex Twitter ora di Elon Musk che ha per qualche ora bloccato il suo profilo, per errore ha poi spiegato la piattaforma in una nota. Proprio lei, in un video diventato virale lunedì, ha preso il testimone della lotta di Navalny chiedendo sostegno internazionale accusando il leader Russo della sua morte, "se la salma non è restituita alla famiglia", ha spiegato, "è perché è stato avvelenato con il Novichok", agente Nervino in dotazione dei servizi segreti russi, l'attesa delle autorità servirebbe a far sparire le tracce di veleno dal corpo. Le accuse arrivano dritte al Cremlino dove il presidente, fanno sapere, non avrebbe neppure guardato il messaggio di Navalnaya, mancano le prove, le denunce sono infondate ha dichiarato il portavoce della presidenza Dmitry Peskov. Se da una parte l'indignazione internazionale alla morte in carcere del dissidente 47enne e le comprensibilmente timide commemorazioni in Russia hanno innescato la reazione delle autorità, ci sono stati centinaia di arresti, la polizia cerca ora anche il fratello di Aleksei, Oleg Navalny, dall'altra parte la notizia della scomparsa dell'attivista, a un mese dal voto presidenziale, sembra infondere ulteriore forza a quel che resta dell'opposizione in Russia. "Conosco i miei rischi, la mia vita è nelle mani di Putin, ma continuerò a tenere la mia linea, scrive su X Ilya Yashin, in carcere per aver denunciato le forze armate russe di atrocità contro i civili di Bucha in Ucraina. "Fino a quando il cuore batterà nel mio petto combatterò la tirannide".