Mentre in Ucraina il rumore delle armi si fa sempre più forte e tra le diplomazie mondiali continua il braccio di ferro, da piazza San Pietro arriva potente l'appello di Papa Francesco. "Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà perché elevino preghiere a Dio onnipotente affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che gli interessi di parte. Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo, 26 gennaio, sia una giornata di preghiera per la pace". Una giornata di preghiera per la pace, la preoccupazione espressa chiaramente alla fine dell'Angelus, il Pontefice fa sentire la sua voce, la voce dell'intera Chiesa Cattolica, nel tentativo di disinnescare quella che sembra ormai una guerra annunciata. Ma la III Domenica del Tempo Ordinario per Papa Francesco è anche un momento per riflettere e far riflettere su un tema sul quale più volte si è soffermato, l'indifferenza verso i più deboli, verso i migranti. A Lesbo, nel 2016, parlò di globalizzazione dell'indifferenza, oggi insiste sul non voltarsi dall'altra parte. "Quanto dolore sentiamo nel vedere i fratelli e sorelle nostri morire sul mare perché non li lasciano sbarcare. La parola di Dio ci invita a uscire allo scoperto, a non nasconderci dietro la complessità dei problemi. Dietro il non c'è niente da fare, è un problema loro". Prima dei saluti, in piazza San Pietro, poi il Papa sottolinea più volte una parola: "Oggi la parola di Dio", dice, mette ordine. Trasforma una giornata qualsiasi nell'oggi in cui Dio ci parla". L'invito è all'ascolto.























