È stata ribattezzata "La presa di Lima". Una vera e propria marcia che ha condotto nella capitale peruviana contadini e operai, minatori e commercianti, insegnanti e studenti arrivati dei quattro angoli del Perù per protestare contro la Presidente, Dina Boluarte, e per chiedere la convocazione di nuove elezioni. Le proteste popolari avviate a dicembre contro la destituzione dell'ex Presidente Pedro Castillo hanno però raggiunto un nuovo culmine. Per le strade della città schermaglie e provocazioni tra manifestanti e forze dell'ordine si sono trasformati in violenti scontri. Dall'inizio delle proteste sarebbero almeno 52 le vittime, tra queste anche un poliziotto bruciato vivo. Le manifestazioni, avviate per chiedere la liberazione del ex Presidente Castillo destituito con un impeachment e chiuso in carcere per ribellione dopo aver tentato un golpe, non hanno come obiettivo quello di restituirgli la presidenza. L'obiettivo ultimo della "Presa di Lima" e della mobilizzazione, a tempo indeterminato, che prosegue parallelamente un po' in tutto il Paese, è il rifondare il Perù. Dina Boluarte invita alla calma, ma lo stato di emergenza nella capitale, col massiccio schieramento di polizia ordinato a difesa del centro della città, invece di contenere il malcontento e la rabbia popolare, nelle ultime settimane non ha fatto altro che infiammare le proteste.