La piazza si è fatta sentire ma le posizioni nel centrosinistra non si sono allineate. Giuseppe Conte non si è presentato alla manifestazione sull'Europa e nel PD girano voci di scissione. Il piano di riarmo da 800 miliardi proposto da Ursula Von der Leyen continua a creare divisioni, tanto che per il principale partito di opposizione è in campo anche l'ipotesi del Congresso anticipato. La nostra gente sta con me, non con la guerra. La difesa comune è una cosa ben diversa dal riarmo, dice la segretaria dem Elly Schlein, che potrà testare la tenuta della sua maggioranza interna martedì al Senato e mercoledì alla Camera con le risoluzioni riguardanti il prossimo Consiglio europeo. L'obiettivo è di evitare una seconda spaccatura dopo quella avvenuta a Strasburgo, dove mercoledì scorso undici deputati del Pd si sono astenuti e dieci hanno votato a favore. Fra questi Stefano Bonaccini, che da presidente del partito ha sconfessato la linea della sua leader votando sì al ReArm Europe. Fra i sostenitori del piano Von der Leyen c'è anche l'ex premier e commissario europeo Paolo Gentiloni, mentre l'ex Ministro Dario Franceschini è con la Schlein. Chi nelle opposizioni è fortemente critico è il presidente del Movimento cinque Stelle Giuseppe Conte, che definisce il riarmo dell'Europa una risposta isterica a ciò che sta accadendo. Impietoso Matteo Renzi, per il quale il piano è soltanto la sparata di un'algida burocrate. Favorevole alla pluralità delle idee Carlo Calenda, convinto che disarmarsi anche di fronte a Putin sia il modo migliore per entrare in guerra. Il tandem Fratoianni Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra, infine, dice un no deciso al riarmo, considerato demenziale e pericoloso. .