Ho ucciso 25 talebani. Non è un numero che mi riempie di soddisfazione, ma neppure me ne vergogno. Per me erano pedine su una scacchiera, non persone. È questa forse la più esplosiva tra le rivelazioni che il Principe Harry affida al libro autobiografico "Spare" che vuol dire il minore, ma anche la riserva, la ruota di scorta, un po' lo stato d'animo che il Duca di Sussex sostiene lo abbia accompagnato per tutta la sua vita a Buckingham Palace. I dettagli delle persone da lui ucciso in Afghanistan tra il 2007e il 2008, durante il servizio militare, sono già un dato sensibile di per sé, le parole con cui lo commenta ne amplificano la forza detonante. Al punto da indurre il veterano Ben McBean, che in un attacco in Afghanistan perse una gamba e un braccio e che con Harry è legato da amicizia da allora a scrivere su Twitter "Harry Ti voglio bene ma ora stai zitto. Penso a chi lo circonda. Se fossero brave persone gli avrebbero detto di fermarsi". Nessun commento dalla Famiglia Reale anche se il libro in uscita il 10 gennaio, di cui sono trapelati i passaggi anche grazie alla maldestra vendita anticipata di alcune copie in Spagna, di aneddoti imbarazzanti ne contiene tantissimi. Dall'ammissione sull'uso di cocaina a 17 anni alle accuse nei confronti del padre Carlo al quale lui è il fratello William avevano chiesto di non sposare Camilla. Ne esce male soprattutto William, colpevole di averlo aggredito fisicamente al termine di una discussione nel 2019 ma anche anni prima di averlo istigato, insieme a Kate, a indossare durante una festa la famosa divisa da nazista. Il memoir del secondo genito di Lady Diana, auto esiliato negli Stati Uniti con la moglie Meghan, è l'ultimo capitolo della telenovela dei rapporti con la Famiglia Reale, dopo il documentario su Netflix in cui i due coniugi si descrivono come vittime di Buckingham Palace e dei media. Una ricomposizione dei rapporti a questo punto è quasi impossibile, ora che non è neanche più in vita il vero collante della Famiglia, la nonna Elisabetta II.