Un suicidio dopo la libertà, e non sarebbe nemmeno il primo. In Iran un giornalista si sarebbe ammazzato dopo essere stato scarcerato. E' la BBC a raccontare la storia di Mohsen Jafarirad, 36 anni, reporter critico cinematografico e documentarista. Era stato arrestato durante i disordini mentre tornava a casa, rilasciato e poi si sarebbe ucciso. Uno strano caso e nemmeno l'unico, e ora rischia di nascerne un altro, l'atleta iraniana di Taekwondo, Nahid Kiani, ha pubblicato infatti un' immagine sui Social che la ritrae senza il velo islamico e uno slogan: "Donna, vita, libertà", che da mesi anima le rivolte di Teheran e di tante altre piazze del mondo. Duro il commento del bomber della Nazionale di Calcio Iraniana Mehdi Taremi: "Finitela, la giustizia non si fa con il cappio", scrive. In Iran però la violenza non si placa, mentre la comunità internazionale continua a chiedere di annullare le sentenze di morte emesse dopo le ultime esecuzioni di 2 ragazzi. Categorico il nostro Ministro degli Esteri: "Purtroppo l'Iran ha superato quella che noi consideriamo la linea rossa, cioè il punto di non ritorno che è quello di cominciare ad eseguire una serie di condanne a morte contro manifestanti". Nonostante abbia superato la linea rossa, però l'Iran va avanti per la sua strada, secondo diverse ONG, sarebbero oltre 500 i manifestanti uccisi fino ad ora, tra loro 70 minorenni. Il rischio, secondo il fondatore e Direttore della ONG Iran Human Rights di Oslo, se la comunità internazionale non reagirà in modo forte, sarà una catastrofe cioè le esecuzioni di massa.