“Logico che il mio primo viaggio all'estero sia in Cina”. E, in effetti, è la quarantesima volta che i leader di Russia e Cina si incontrano, e il clima non potrebbe essere più trionfale per il Presidente russo, rieletto la quinta volta. E se è vero che il motivo principale della visita a Pechino è commerciale, con un lungo elenco di accordi che sono stati siglati tra i due Paesi, nessuno dei due nasconde la realtà dei fatti, e cioè che il tema più pesante sul tavolo è la guerra in Ucraina. “Ne abbiamo parlato”, ha infatti confermato Xi Jinping. Certo, le relazioni commerciali, già strette prima del conflitto, adesso sono diventate fondamentali: almeno per Mosca, tanto che l’interscambio ha raggiunto la cifra record di 222 miliardi di dollari. Ma, appunto, sono relazioni cruciali soprattutto per la Russia, che dopo la guerra in Ucraina si è vista chiudere i rubinetti di tutto l’Occidente e riesce a colmare la carenza dei prodotti occidentali sostituendoli con quelli made in China oppure usando la Cina come “hub” per le merci off-limits. Uno stratagemma, ma non a costo zero, che ha trasformato le relazioni tra i due Paesi in un rapporto di dipendenza, così che Pechino è una sorta di cordone ombelicale per Mosca. E la Cina da questa posizione di vantaggio può in effetti influenzare le sorti del conflitto in Ucraina. Conflitto su cui si è posta con la consueta ambiguità Mandarina: a fianco della Russia politicamente, ma richiama al rispetto dell’integrità territoriale anche dell’Ucraina. Che poi cosa significhi in concreto, forse è il nodo principale. Quel che si può dire, al netto delle frasi di circostanze delle visite ufficiali, è che la Cina ha mandato un segnale a Mosca, con un rallentamento delle esportazioni, dopo la minaccia di sanzioni di Washington contro chi sostiene lo sforzo bellico russo. E il messaggio che Xi ha mandato a Putin è che forse è arrivato il momento di trattare. "Cina e Russia ritengono che il modo diretto per risolvere la crisi in Ucraina sia una soluzione politica". D’altronde le truppe russe hanno conquistato 275 chilometri quadrati di territorio nelle ultime due settimane, è la migliore posizione da cui partire nelle trattative.























