Nel 2022, 249 milioni di persone si sono ammalate di malaria nel mondo, 5 milioni in più rispetto al 2021 e ben 16 in più rispetto all’epoca pre-Covid. Sono i numeri del rapporto 2023 diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Molteplici le cause di questo incremento, a partire dalla resistenza che le zanzare anofele, portatrici del microrganismo responsabile della malattia, hanno sviluppato nei confronti di pesticidi e farmaci. Ma a favorire la crescita sono soprattutto i cambiamenti climatici, in particolare l’aumento delle temperature, gli alti tassi di umidità e la crescita delle precipitazioni che creano microclimi ideali per la proliferazione della zanzara malarica. Ci sono poi eventi estremi, come le inondazioni in Pakistan del 2022, che hanno avuto impatti immediati, quintuplicando i casi nel Paese solo lo scorso anno. A pesare, seppure indirettamente, anche il Covid-19 che ha provocato ritardi sia nella cura che nell’allocazione delle risorse. Non solo ombre ma anche qualche luce nel rapporto dell’OMS. A partire dai vaccini: uno la cui diffusione intanto è iniziata in tre Paesi africani e che secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità ha dimostrato una sostanziale riduzione nei casi più severi della malattia e un calo delle morti fra i bambini. Bisognerà invece aspettare ancora per conoscere i primi risultati del secondo vaccino, la cui somministrazione è stata raccomandata solo dallo scorso ottobre. Nel 2022, 34 Paesi hanno riportato meno di mille casi di malaria mentre tre Nazioni, Azerbaijan, Belize e Tagikistan, sono stati dichiarati malaria free. Più risorse, un più forte indirizzo politico, strategie guidate dall'analisi dei numeri ma anche un focus su efficienza e calo dei costi dei prodotti utilizzati per combattere le zanzare, questi i punti principali per arrivare a un mondo senza malaria, conclude il rapporto. Sullo sfondo, però, il cambiamento climatico, diventato la minaccia più pericolosa nella lotta contro questa terribile malattia.