Dalle parole del Presidente Toqaev è chiaro di come l'unica soluzione alle rivolte in corso in Kazakistan per lui sia la totale sconfitta dei rivoltosi. E per aiutarlo ad ottenere questo risultato migliaia di soldati russi e bielorussi e decine di blindati hanno preso il controllo di alcune zone nevralgiche del Paese. La situazione, secondo il Governo kazako, è tornata in parte alla normalità. Ma gli arresti sono più di 3.000, le vittime ufficiali qualche decina, ma non ci sono fonti indipendenti che possano confermare i numeri dati dalle autorità. Intanto il Presidente cinese Xi Jinping ha manifestato totale appoggio al pugno duro di Toqaev, come del resto sta facendo Putin. L'Europa, che è in buoni rapporti con il Kazakistan, si limita a chiedere la fine delle violenze e ad esprimere preoccupazione, mostrando quindi una certa freddezza nei confronti degli oppositori al regime kazako, che chiedono riforme democratiche. Del resto, le preoccupazioni dell'Occidente sono rivolte anche all'altro fronte di tensione aperto con la Russia: quello dell'Ucraina, al cui confine Mosca ha dispiegato decine di migliaia di uomini e mezzi, minacciando un'invasione. E le parole del Segretario Generale della NATO Stoltenberg sono alquanto chiare.