La Nato si allarga e promette sostegno all'Ucraina fino a quando sarà necessario e Mosca replica, con due colpi. Il primo è firmato dal viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, che ha dettato poche righe. "L'ulteriore allargamento della Nato, con l'ingresso di Svezia e Finlandia, è una mossa destabilizzante, che non porterà maggiore sicurezza agli stessi membri dell'Alleanza". Il secondo è di Maria Zakharova, portavoce dello stesso ministero. “Le forniture di armi occidentali possono minacciare la sicurezza non solo in Ucraina ma anche oltre i suoi confini”. Una risposta chiara. "La decisione di sostenere l’Ucraina non solo allunga il conflitto ma rischia di propagarsi anche in altre aree". Quindi la responsabilità dell'attuale situazione non è di Mosca, che ha deciso di invadere il paese, ma dell'occidente che ha deciso invece di fornire armi all'esercito di Kiev. Parole che hanno un senso non tanto a rafforzare la narrazione russa della guerra in Ucraina quanto come risposta al summit del G7 e a quello della Nato in cui viene ribadita la linea della fermezza occidentale. E non a caso mentre l'occidente si unisce tra Germania e Spagna, Putin va in Asia centrale e nel Mar Caspio a incontrare i leader locali, tra cui il presidente iraniano, col chiaro intento di allargare le alleanze di Mosca. In quest'ottica vanno collocate anche le parole della Cina che per la prima volta viene considerata dalla Nato una sfida sistemica. Insomma, non un nemico ma qualcosa che ci assomiglia. Così che Ministero degli Esteri di Pechino si vede costretto a replicare attraverso il suo portavoce, Li Lijian, con durezza, invitando la Nato a smettere di provocare linee ideologiche e scontri politici, ma soprattutto puntando direttamente il dito contro gli Stati Uniti. "Quale principale promotore della crisi gli USA dovrebbero riflettere sul loro ruolo e smettere di diffamare la Cina".