Chiede l'apertura di un'inchiesta approfondita su quanto accaduto il presidente indonesiano Widodo, che in TV esprime le proprie condoglianze ai parenti delle vittime. Oltre 100 morti per una partita di calcio. Nello stadio di Malang, nella regione di Giava est, andava in scena un classico, a rischio, tra la Arema Malang e il Persebaya Surabaya, club protagonisti di una feroce rivalità, da sempre. Tutto è iniziato quando i supporter dell'Arema Malang, che giocava in casa e aveva perso per 3-2, hanno preso d'assalto il campo da gioco. A quel punto la polizia, che non era riuscita a convincere i circa 3 mila tifosi a tornare sugli spalti, ha iniziato a sparare gas lacrimogeni sulla folla. È stato allora che la situazione è precipitata. Dalla fuga è nata una calca impressionante, a causa di quella ressa la maggior parte delle vittime per mancanza di ossigeno. Ora il capo della polizia difende l'operato dei suoi uomini ma le norme di sicurezza della FIFA non prevedono l'uso di lacrimogeni per il controllo della folla né armi da fuoco negli stadi. Probabilmente la federazione calcio indonesiana potrebbe non avere informato la polizia che le procedure di sicurezza durante una partita di calcio non sono le stesse di una manifestazione. Non è l'unica tragedia avvenuta sugli spalti di uno stadio, è soltanto l'ultima di una lunga serie che si sono verificati in quasi tutti i continenti, dal Perù all'Egitto, passando per il Belgio. Era il 29 maggio del 1985, si giocava la finale della Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, la partita non era nemmeno iniziata. Improvvisa la furia degli hooligans, il tentativo dei tifosi italiani di fuggire, la calca e 39 morti.























